«Ampliare la base informativa che usiamo per decidere cercando di capire cosa potrebbe succedere fra 20/30 anni in modo da poterci preparare alle nuove sfide, attraverso lo studio dei futuri». È questa, per Roberto Poli, presidente dell’Associazione futurista italiana (Afi), prima cattedra Unesco in sistemi anticipanti, una delle mission che si sono dati i futuristi italiani, professione da regolamentare attraverso l’istituzione di un apposito registro.
Cosa si intende per “studi di futuri”? «Nella realtà contemporanea – specifica Poli – caratterizzata da enormi cambiamenti, non solo tecnologici, ma anche culturali, comportamentali e geopolitici e da livelli crescenti di incertezza e disorientamento, gli studi di futuri, attraverso un salto temporale in avanti, forniscono strumenti per rendere visibili i futuri possibili aiutando i decisori nelle loro scelte».
Vice presidente nazionale di Afi è il triestino Fabio Millevoi, direttore di Ance Fvg, il quale spiega che lo scopo dell’associazione, è quello di «avviare un percorso che, da un lato favorisca il riconoscimento formale della professione di futurista, dall’altro accresca e consolidi l’importanza e il ruolo che gli “Studi di futuri” hanno oggi nella costruzione della vision e nell’elaborazione degli scenari». «Infatti – precisa Millevoi – tra i compiti istituzionali dell’Afi c’è quello di dare vita al Registro dei Futuristi. A tal fine sono in via di composizione i gruppi di lavoro che si occuperanno della stesura delle regole di ammissione, della redazione del codice deontologico e del regolamento per la formazione».
Ma in cosa consiste la professione di futurista? «È un professionista – spiega Millevoi – che studia i modi in cui un sistema può cambiare. Opera su finestre temporali di medio lungo periodo, utilizza un mix di informazioni quantitative e qualitative ed è più interessato alle discontinuità che alle continuità della storia. Individua problemi e coglie opportunità che poi traduce in scenari di futuri possibili fra i quali contemperare e valutare le diverse opzioni. Lavora nella ricerca, nella formazione, con le aziende e le istituzioni fornendo ai dirigenti strumenti più sofisticati di gestione delle incertezze». Inoltre, subentra Poli, «aiuta le associazioni di categoria a sviluppare competenze di futuro e collabora con le scuole per preparare le nuove generazioni; il tutto sotto l’etichetta della futures literacy, la competenza necessaria per il ventunesimo secolo».
Infine, ci sono progetti in corso? «A livello nazionale – sottolinea Millevoi – Afi sta lavorando all’organizzazione del terzo incontro italiano dei futuristi assieme al Cnel, per una associazione appena nata si tratta di un riconoscimento di notevole valore. Contribuirà, inoltre, alla realizzazione del primo incontro delle cattedre Unesco dedicate al futuro che si terrà in giugno a Trento».
12 FEBBRAIO 2019 – IL PICCOLO – TRIESTE
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